
















Il progetto fotografico nasce dalla scoperta del libro “Ingegneri & Ingegneria a Firenze”, presso la biblioteca della Scuola di Ingegneria, che riporta notizie essenziali sulla storia dell’odierna sede universitaria. Nella zona in cui è situato attualmente il complesso di “Santa Marta” era presente Villa Cristina sul colle di Montughi. Prima di diventare albergo, monastero e infine proprietà dell’Università di Firenze, la Villa è passata di mano molte volte, da famiglie marchesi a casate di nobili. La Villa vive i suoi più intensi fasti alla fine dell’800, quando divenne prima di proprietà di Christina Temple-Bowdoin (che le dette il nome), successivamente passò a Ferdinando Monroy (della famiglia del condottiero spagnolo Hernán Cortés Monroy che abbatté l’impero atzeco e lo sottomise al Regno di Spagna) e infine venne acquistata dal giornalista e politico Sir Henry Du Pré Labouchere (1884). Oggi quel che rimane della villa di Sir Labouchere è da ricercare nelle imponenti colonne in marmo ed il sontuoso lucernario del salone principale, le scale a chiocciola e un piccolo corridoio affrescato attigui al salone, le ampie finestre in legno e una saletta laterale (ora “sala caminetto”) da cui si può accedere al parco che un tempo vantava centinaia di specie vegetali diverse, anche esotiche. In una serie di dittici, qui esposti, voglio mettere in luce come oggi convivono con il “nuovo” queste tracce che sono arrivate fino a noi dal passato, i tratti delicati della Villa che si sono mantenuti, con la ruvidezza di ciò che si è installato in seguito. Il bello e il brutto, secondo me, dell’attuale “Santa Marta”.